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‘Ragioni’ e ‘costi’ dell’attuale paradigma di prevenzione

Ettore Squillaci

Archivio Penale
© dell'autore 2020
Ricevuto: 29 June 2020 | Accettato: 06 July 2020 | Pubblicato: 07 July 2020


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Riassunto

Il contributo sottolinea la centralità acquisita dal diritto della prevenzione ‘negativa’ extra delictum nell’attuale dibattito giuridico. Una centralità resa evidente non solo dal notevole ampliamento del suo campo di operatività, ma anche dal progressivo inasprimento delle sue conseguenze ‘afflittive’ che tendono ad attrarlo sempre più nell’orbita del diritto oggettivamente sanzionatorio

Il lavoro punta a smascherare la vocazione ‘diagnostica’ di molti degli attuali modelli di prevenzione, individuando nella pericolosità qualificata il vero ‘punto di crisi’ del sistema. 

L’esigenza di una maggiore fedeltà ai principi convenzionali e costituzionali induce ad elaborare proposte di riforma differenziate in relazione all’area della pericolosità generica e a quella della pericolosità qualificata. 

Nel primo caso l’Autore, sulla scia tracciata dalla recente sentenza costituzionale n. 24/2019, suggerisce la costruzione di modelli fondati su classi di reato, sì da evitare il duplice ed opposto inconveniente di un intervento preventivo ‘generalista’ ovvero troppo schiacciato su quello punitivo, del quale rischierebbe di divenire una sorta di duplicato in chiave probatoriamente affievolita. 

Nel secondo caso la soluzione prescelta è orientata a proporre una drastica riduzione delle attuali fattispecie soggettive di pericolosità. I problemi connessi all’estrema eterogeneità delle categorie di proponibili sono qui esaltati dalla vocazione rimediale e surrogatoria (rispetto alla mancata affermazione di responsabilità penale) di una misura ‘costruita’ mediante un richiamo all’omologa fattispecie di reato, che in sostanza ambisce a duplicare legittimando un minore impegno probatorio. 

Sul fronte dell’azione di contrasto ai capitali di provenienza illecita o comunque sospetta, l’idea di rintracciare una connessione qualitativa tra il reato e i beni dei quali si chiede la confisca e di dare espresso riconoscimento normativo al principio della correlazione temporale tra pericolosità sociale ed illecito arricchimento, si accompagna – su più larga scala – alla proposta di razionalizzare il quadro normativo. Ciò anche mediante la previsione di forme di impedimento e di limitazione dei diritti di accesso al mercato ed un coordinamento delle tecniche di aggressione patrimoniali che eviti diseconomie processuali, possibili conflitti tra ‘giudicati’ ed irragionevoli ricarichi punitivi.


‘Reasons’ and ‘costs’ of the current prevention paradigm*


The contribution emphasizes the centrality acquired by ‘negative’ preventive extra delictum law in the current juridical debate. A centrality made evident not only by the considerable expansion of its field of operation, but also by the progressive tightening of its ‘afflictive’ consequences, which tend to attract it more and more in the orbit of objectively sanctioning law.

The aim of the work is to unmask the ‘diagnostic’ vocation of many of the current prevention models, identifying qualified danger as the true ‘crisis point’ of the system.

The need for greater adherence to conventional and constitutional principles leads us to draw up differentiated reform proposals in relation to the area of generic and qualified danger.

In the first case the Author, in the wake of the recent constitutional decision n. 24/2019, suggests the construction of models based on crime classes, so as to avoid the double and opposite disadvantage of a preventive intervention which is ‘generalist’ or too crushed on the punitive one, which would risk becoming a kind of duplicate in a key evidentially weakened. 

In the second case, the solution aims to propose a drastic reduction of the current subjective situations of danger. The problems connected with the extreme heterogeneity of the categories of recipients are exalted by rimedial and surrogatoria vocation (with respect to the lack of affirmation of criminal responsibility) of a measure ‘built’ through a reference to the homologous case of crime, which, in essence, aims to duplicate by legitimizing a lesser evidential commitment.

As regards action to combat capital of illegal or suspect origin, the idea of tracing a qualitative connection between the crime and the property of which confiscation is requested and of giving express normative recognition to the principle of the temporal correlation between social danger and illicit enrichment, is accompanied – in a wider perspective – by the proposal to rationalise the existing regulatory framework. This also through the provision of forms of impediment and limitation of the rights of access to the market and a coordination of the techniques of patrimonial aggression that avoids procedural diseconomies, conflicts between ‘judged’ and unreasonable punitive charges.



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