Pubblicato in: Giurisprudenza di legittimità

Riparazione per ingiusta detenzione/Misure cautelari - Cass., Sez. III, 11 novembre 2014 (c.c. 8 maggio 2014), Paparasmo

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Nel procedimento di riparazione per ingiusta detenzione, la difesa si doleva del fatto che la Corte territoriale si era limitata ad esaminare l’aspetto penale della vicenda in termini di valutazione dei gravi indizi di colpevolezza. La Corte di cassazione ha, invece, affermato che la Corte territoriale ha analizzato la condotta anche sotto l’aspetto della incidenza causale ai fini della adozione della misura restrittiva, operando una valutazione a tutto campo dei comportamenti dell’imputato tali da esplicare una efficacia sinergica nella instaurazione e successivo mantenimento della misura cautelare, senza che avesse incidenza il fatto che tali comportamenti fossero coincidenti con quelli esaminati in sede penale.


Nel far ciò i giudici di legittimità hanno richiamato l’indirizzo giurisprudenziale secondo cui compito del giudice investito della domanda di riparazione per ingiusta detenzione è quello di verificare la condotta tenuta dal ricorrente sia prima che dopo la perdita della sua libertà personale onde stabilire, con valutazione ex ante, non già se tale condotta integri gli estremi del reato, quanto se essa abbia costituito il presupposto tale da ingenerare nell'autorità giudiziaria la falsa apparenza della sua configurabilità dando luogo alla detenzione come rapporto di causa ad effetto, sì da indurre il Giudice per le Indagini Preliminari ad emettere la misura restrittiva.