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Bancarotta per dissipazione e aggiotaggio informativo. Definizioni, precisazioni e principi nella sentenza sul “caso Alitalia”

Maurizio Fumo

Archivio Penale
© dell'autore 2021
Ricevuto: 07 April 2021 | Accettato: 19 April 2021 | Pubblicato: 22 April 2021


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Riassunto

Con la sentenza sul “caso Alitalia”, la quinta sezione penale della Corte di cassazione afferma alcuni rilevanti principi in tema di bancarotta per dissipazione e di aggiotaggio informativo. Invero, in primo luogo, pur senza adoperare l’espressione condizione obiettiva di punibilità, essa ribadisce, collegandosi a recente giurisprudenza, che la dichiarazione di fallimento è evento, la cui realizzazione, non dovendo necessariamente essere causalmente collegata alla condotta del fallito, determina comunque la punibilità dell’imprenditore che, in precedenza, abbia distratto o dissipato beni aziendali, anche se la società, all’epoca, era in bonis.

Quanto alla natura della dissipazione, essa viene individuata nella condotta consistente nella consumazione del patrimonio aziendale in spese, operazioni o investimenti del tutto eccentrici rispetto all’oggetto sociale e completamente incoerenti con le scelte strategiche necessarie per il raggiungimento delle finalità dell’impresa; di talché, in presenza di condotte dissipative, qualsiasi riferimento ai criteri giustificativi desumibili dalla business judgement rule (e alla conseguente insindacabilità delle scelte imprenditoriali) appare fuori luogo.

Infine, con riferimento al c.d. aggiotaggio informativo, si assume la natura valutativa delle false comunicazioni offerte ai potenziali investitori, con la finalità di trarli in inganno. 


Bankruptcy due to dissipation and information manipulation. Definitions, clarifications and principles in the ruling on the "Alitalia case"


With the sentence on the “Alitalia case”, the fifth criminal section of the “Corte di cassazione” affirms some relevant principles on the subject of bankruptcy for dissipation and information manipulation. Indeed, in the first place, even without using the expression “objective condition of punishment”, it reaffirms, linking to recent jurisprudence, that the declaration of bankruptcy is an event, the realization of which, not necessarily having to be causally connected to the conduct of the bankrupt, determines in any case the punishment of the entrepreneur who, previously, has distracted or dissipated company assets, even if the company, at the time, was performing.

As for the nature of the dissipation, it is identified in the conduct consisting in the consumption of company assets in completely eccentric expenses, operations or investments with respect to the corporate purpose and completely inconsistent with the strategic choices necessary to achieve the company's goals; therefore, in the presence of dissipative conduct, any reference to the justifying criteria inferable from the business judgment rule (and to the consequent unquestionable business decisions) appears out of place.

Finally, with reference to the so-called information manipulation, the evaluative nature of false communications offered to potential investors is assumed, with the aim of misleading them.


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