articolo pubblicato | open access
Sottoposto a Peer review

Dal rito al calcolo e ritorno. Affresco sull’incontro fra il sistema giustizia e l’intelligenza artificiale

Daniela Piana

Archivio Penale
© dell'autore 2020
Ricevuto: 13 April 2020 | Accettato: 20 April 2020 | Pubblicato: 21 April 2020


L’intero articolo è disponibile


Riassunto

Di rapporto fra diritto e tecnologia si parla ampiamente da ormai diverso tempo. Nel corso degli ultimi due anni si è poi assistito ad una espansione dei lavori di ricerca e di analisi critica aventi come oggetto l’introduzione dei dispositivi di matematica applicata nel settore della giustizia, con particolare attenzione all’uso di algoritmi. La necessità di progettare forme di governance che tengano conto di una normatività plurale, giuridica, sociale, tecnologica e matematica è oggetto di indubbio consenso sia a livello europeo, sia a livello internazionale. A questa progettazione le professionalità del settore giustizia devono partecipare in modo attivo e pienamente coinvolto, non solo nella elaborazione dei meccanismi di governance, ma anche nella sua concreta attuazione. Questo articolo ha come obiettivo quello di sollevare alcune questioni di ordine epistemologico e sociologico, situandosi pertanto su un piano di discorso di metodo, più che di merito. I profili di discussione che sono qui suggeriti non sono, per la natura stessa della impostazione data alla argomentazione, elaborati in profondità, trattandosi di un “affresco” delle problematiche che, ciascuna presa a sé, meriterebbero un approfondimento sostanziale impossibile da offrire nello spazio qui previsto. Le pagine che seguono non sono peraltro ispirate da alcuna forma di adesione ad una visione positiva per sé degli strumenti matematici applicati al diritto. Al contrario, la tesi che si intende prospettare è quella secondo cui le ritualità del processo e in generale le dimensioni antropologiche della giustizia non possono essere ricondotte né esaurite nella architettura digitale né nella razionalità matematica.

 

The relationship between law and technology has been widely talked about for some time now. Over the past two years, there has also been an expansion of research and critical analysis work concerning the introduction of applied mathematics devices in the field of justice, with particular attention to the use of algorithms. The need to design forms of governance that take into account plural, legal, social, technological and mathematical normativity is the subject of undoubted consensus both at European and international level. The professionalism of the justice sector must participate actively and fully involved in this planning, not only in the elaboration of the governance mechanisms, but also in its concrete implementation. This article aims to raise some epistemological and sociological questions, thus placing itself in a method rather than merit discourse. The discussion profiles that are suggested here are not, by the very nature of the approach given to the argumentation, elaborated in depth, since it is a fresco of the problems that, each taken for themselves, would deserve a substantial deepening impossible to offer in the space here expected. The following pages are not inspired by any form of adhesion to a positive vision for themselves of the mathematical tools applied to law. On the contrary, the thesis that is intended to be proposed is that according to which the rituals of the process and in general the anthropological dimensions of justice cannot be traced back to or exhausted in digital architecture or in mathematical rationality.

 


Percorso di valutazione

Peer reviewed. Certificazione della qualità


L’intero articolo è disponibile