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Il penale dell’immigrazione oltre i diritti e le garanzie della persona. Il D.L. 14 giugno 2019 n. 53 e le nuove frontiere della diseguaglianza sanzionatoria

Francesco Forzati

Archivio Penale
© dell'autore 2019
Ricevuto: 02 December 2019 | Accettato: 16 December 2019 | Pubblicato: 27 December 2019


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Riassunto

La regolamentazione del fenomeno migratorio contemporaneo, derivante in molti casi da emergenze umanitarie, risponde sempre meno alla tutela dei diritti del migrante, e sempre più ad un modello punitivo incentrato sulla sua criminalizzazione. Il penale dell’immigrazione sì così è trasformato in una sorta di laboratorio, dove si sono sperimentate tecniche di mutazione genetica del garantismo liberale e si sono elaborate risposte sanzionatorie che non reagiscono a condotte ed eventi (dannosi e/o pericolosi), ma ad una colpa da appartenenza etnica e da provenienza geografica.  

L’ultimo atto di questa destrutturazione del penale dei pari diritti e delle uguali garanzie è il D.L. 53/2019che determina il disconoscimento normativo del diritto del migrante al place of safety. Da obbligo giuridico - tutelato da Convenzioni ed accordi internazionali e comunitari che, vincolano il nostro Stato (exart. 10 Cost.) al rispetto dei diritti umani – il soccorso in mare del migrante, si è così trasformato in illecito. 

Ciò significa legalizzare l’illegalismo e la diseguaglianza dei diritti, relegando il migrante al rango di una non-persona. 

Allorché lo strumento penale viene deliberatamente utilizzato dal comparto politico-legislativo, per aggirare e violare i diritti fondamentali dell’uomo, ci troviamo di fronte al ribaltamento degli scopi di tutela, individuali e sociali, della pena moderna d’estrazione illuminista. Il (sotto)sistema penale dell’immigrazione rappresenta in tal senso lo specchio della involuzione sostanzialistica e soggettivistica dello ius puniendicontemporaneo che comporta il superamento del teleologismo liberale che, nella pena, vedeva un mezzo di garanzia e di rafforzamento (della libertà e della uguaglianza de)i diritti della persona.  


The immigration penalty beyond rights e the guarantees of the person. The D.L. June 14, 2019 n. 53 and the new frontiers of sanctioning inequality.

The regulation of the contemporary migration phenomenon, deriving in many cases from humanitarian emergencies, responds less and less to the protection of the migrant's rights, and increasingly to a punitive model focused on his criminalization. The criminal law of immigration has thus been transformed into a sort of laboratory, where techniques of genetic mutation of liberal guaranteeism have been experimented and sanctioning responses have been developed that do not react to actions and events, but to a fault from ethnicity and geographical origin. 

The last act of this deconstruction of the criminal law of equal  rights and guarantees  is the D.L. 53/2019, which determines the regulatory disregard of the migrant's right to the place of safety. From a legal obligation - protected by international and community conventions and agreements which bind our state (pursuant to art. 10 of the Constitution) to respect for human rights - the rescue of migrants at sea,  has thus turned into an offense. 

This means legalizing illegalism and inequality of rights, relegating the migrant to the rank of a non-person.  

When the criminal instrument is deliberately used by the political-legislative sector to circumvent and violate fundamental human rights, we are faced with the reversal of the individual and social protection purposes of the modern penalty of illuministic derivation.

In this sense, the (sub) criminal system of immigration represents the mirror of the substantive and subjectivistic involution of the contemporary ius puniendi, which involves the overcoming of liberal teleologism which, in the penalty, saw a means of guarantee and strengthening (of freedom and equality of) the rights of the person.


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