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Il regime di utilizzabilità delle dichiarazioni spontanee a contenuto auto-incriminante rese alla polizia giudiziaria: il rischio di una pericolosa violazione dei diritti dell’indagato

Emilia Francesca Aceto

Archivio Penale
© dell'autore 2020
Ricevuto: 09 December 2020 | Accettato: 22 December 2020 | Pubblicato: 29 December 2020


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Riassunto

L’art. 350, co. 7, c.p.p. governa il potere della polizia giudiziaria di raccogliere dichiarazioni spontanee provenienti dalla persona sottoposta alle indagini, senza l’assistenza del difensore e in assenza degli avvertimenti previsti dalla disciplina generale a garanzia dell’effettività del diritto di difesa (art. 64 c.p.p.). A differenza delle notizie “informali” raccolte sul luogo o nell’immediatezza del fatto – che, anche se acquisite in assenza di garanzie, sono inutilizzabili in toto  le dichiarazioni spontanee provenienti dall’indagato sono inutilizzabili solo in dibattimento (salvo per le contestazioni a norma dell’art. 503) mentre, come chiarito dalla giurisprudenza, sono pienamente utilizzabili nell’incidente cautelare e nei riti a c.d. prova contratta. La deviazione dal modello generale tipico (inutilizzabilità patologica delle prove assunte in violazione dei divieti stabiliti dalla legge) si giustifica alla luce del carattere “spontaneo” del contributo offerto, spontaneità che la giurisprudenza maggioritaria considera estrinsecazione del diritto di “autodifesa” del dichiarante. Per quanto già l’impostazione non convinca in quanto la deroga è fondata su di un concetto – la spontaneità – dai contorni indefiniti, tuttavia, essa rivela la sua totale inadeguatezza sotto altro aspetto: il regime di utilizzabilità di cui al comma settimo dell’art. 350 troverebbe applicazione, altresì, alle dichiarazioni spontanee a contenuto autoincriminante. Anche una confessione in piena regola, pertanto, potrà raccogliersi senza assistenza difensiva e senza la somministrazione degli avvisi sulle facoltà spettanti al dichiarante, in maniera del tutto svincolata dallo schema-tipo disciplinato dall’art. 63 c.p.p. (regola generale e assoluta) e, per il fatto di essere “spontanea”, sarebbe inutilizzabile solo nel dibattimento e, di contro, pienamente utilizzabile nella fase cautelare e nei riti “a prova contratta”. Tale pericoloso indirizzo giurisprudenziale – purtroppo in via di consolidamento – reca con se’ il rischio concreto di creare prassi giudiziarie distorte, dove le spontanee dichiarazioni possono diventare un comodo espediente per assicurare al processo contributi informativi che, attivando i meccanismi difensivi previsti per istituti similari, potrebbero non ottenersi. Il tutto nella totale inconsapevolezza del dichiarante e perciò violando, primi fra tutti, il principio di legalità della prova e l’effettività del diritto di difesa.


The usability rules of “spontaneous” and “self-incriminating” declarations to Judicial Police: the risk of a dangerous violation of the suspect’s rights.


Article 350, paragraph 7 of the Criminal Code governs the power of the Judicial Police to collect spontaneous declarations coming from the person under investigation, without the assistance of the lawyer and in absence of the warnings provided by the general discipline to guarantee the effectiveness of the right of defense (Article 64 of the Criminal Code). Unlike the "informal" information collected on the place or in the immediacy of the fact that – even if acquired in the absence of guarantees, are unusable in full – the spontaneous statements from the suspect are unusable only in judgement phase (except for disputes under Article 503) while, as stated by jurisprudence, fully usable in the precautionary measures and in the so-called rites with evidence contracted. The deviation from the typical general model (pathological unusability of evidence is taken in violation of the prohibitions established by law) is justified in light of the "spontaneous" nature of the contribution offered which, spontaneity that majority jurisprudence considers manifestation of the declarant's right of "self-defense". Although this approach does not convince us because the derogation is based on a concept - spontaneity - with indefinite outlines, however, it reveals its total inadequacy in another respect: the usability regime referred to in paragraph 7 of article 350 would also apply to spontaneous statements with self-incriminating content. Even a full confession, therefore, can be collected without defensive assistance and without the notices on the faculties pertaining to the declarant, in a manner completely unrelated to the scheme-type governed by article 63 Criminal Code (general and absolute rule) and, for the "spontaneity”, would then be unusable only in the judgment phase, while it would become fully usable already in the immediacy and in the alternative rites . This dangerous jurisprudential direction - unfortunately in the process of consolidation - brings with it the concrete risk of creating distorted judicial practices, where spontaneous statements can become a convenient expedient for the judicial police to ensure the trial informative contributions that, by activating the defensive mechanisms provided for other similar institutions, would not have been possible to obtain. All in the total unawareness of the declarant and therefore violating, first of all, the principle of legality of proof and the effectiveness of the right of defense.

 


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