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L’eterogenesi dei fini della disclosure cautelare. Conoscere per difendersi o difendersi dalla conoscenza?

Giulia Angiolini

Archivio Penale
© dell'autore 2022
Ricevuto: 20 April 2022


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Riassunto

È indiscutibile che lo scopo primario della conoscenza degli atti nel procedimento cautelare sia quello difensivo. Tuttavia, dalla prevista pubblicabilità dell’ordinanza cautelare discende l’ostensione del materiale investigativo - sul quale l’indagato non ha avuto (salvo in rari casi) precedenti occasioni di interloquire - non solo alla difesa, ma anche ai mezzi di stampa con conseguenti pericoli sotto il profilo della riservatezza e delle esigenze difensive. 

Il recente intervento riformatore non solo ha esplicitato la pubblicabilità dell’ordinanza cautelare, ma, omettendo di prevedere espressamente il divieto di pubblica disclosure della richiesta cautelare, ha mantenuto viva la possibilità di consegnare - legittimamente - ai mass media dati investigativi neppure sottoposti al vaglio giurisdizionale, ma filtrati esclusivamente dall’organo dell’accusa e, pertanto, criticamente non imparziali. 

Occorrerebbe, forse, ripensare nuovamente la disciplina posticipando la pubblicazione dell’ordinanza cautelare - e con essa di tutto il materiale a sostegno della stessa - almeno fino al completamento di un meccanismo di selezione in contraddittorio così da permettere, al contempo, che la conoscibilità dell’ordinanza riacquisti il suo primario scopo difensivo e che venga garantita la vera essenza della pubblicità del processo consentendo un controllo sull’amministrazione della giustizia sulla base di materiale selezionato nel contraddittorio. 


The heterogenesis of purposes of precautionary disclosure. To know in order to defend or to defend from knowledge? 


It is unquestionable that the primary scope of the knowledge of the acts in the precautionary proceedings is the defensive one. However, the foreseen publicity of the precautionary order leads to the exhibition of the investigative material - on which the suspect has not had (except in rare cases) previous occasions to debate - not only to the defence, but also to the press, with consequent dangers in terms of confidentiality and defensive needs. 

The recent reforming initiative has not only made explicit the publicity of the precautionary order, but, by omitting to expressly provide for the prohibition of the public disclosure of the precautionary request, it has kept alive the possibility of delivering - legitimately - to the mass media investigative data not even subject to judicial scrutiny, but filtered exclusively by the prosecutor and, therefore, critically unbiased. 

Perhaps it would be necessary to rethink the discipline again, postponing the publication of the protective order - and with it all the material supporting it - at least until the completion of a selection mechanism in cross-examination so as to allow, at the same time, the knowability of the order to regain its primary defensive purpose and to guarantee the true essence of the publicity of the process by allowing a control on the administration of justice on the basis of material selected in cross-examination.


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