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L’interpretazione favorevole all’incolpato: spunti storici e comparati per la codificazione di una clausola generale

Mario Caterini, Diana Zingales

Archivio Penale
© dell'autore 2023
Ricevuto: 04 May 2023 | Accettato: 15 June 2023 | Pubblicato: 17 June 2023


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Riassunto

​Ripercorrendo gli ideali sottesi alle aspirazioni illuministiche che riducevano a mera bouche de la loi la figura del giudice, nonché gli assiomi del probabilismo morale che attribuivano prevalenza alla libertà ogniqualvolta risultasse incerto il confine tra il lecito e l’illecito, il saggio valorizza la portata del principio di legalità in presenza di un ragionevole dubbio ermeneutico, che dovrebbe determinare la scelta dell’opzione interpretativa più favorevole all’accusato tra le molteplici plausibili. Tale tesi è illustrata alla luce della prassi giurisprudenziale statunitense sulla rule of lenity, di cui si ricostruisce l’origine storica e che oggi è codificata in alcuni Stati americani, sulla base della sostanziale equivalenza epistemologica tra il fatto e il diritto. Postulando la derivazione della rule of lenity dal principio del nullum crimen e l’identità di ratio rispetto al principio di presunzione d’innocenza, si sostengono le ragioni in favore di una delimitazione del potere ‘creativo’ della giurisprudenza, nonché della codificazione di una regola che conferisca espressamente al favor liberatis valore di principio-guida per l’interpretazione di disposizioni penali suscettibili di più letture.

By recalling the ideals grounded on the Enlightenment’s aims which reduced the role of the judge to a mere bouche de la loi, and moral probabilism’s prioritization of liberty when the line between legal and illegal was uncertain, the essay valorizes the importance of the principle of legality when a reasonable doubt on the law arises, which should determine the choice of the interpretation more favorable to the defendant, among the several plausible ones. Our argument is supported by examining the American judicial practice on the rule of lenity, which has been codified in some American states, and its historical origins, assuming the substantial epistemological equivalence between fact and law. By postulating the derivation of the rule of lenity from the nullum crimen principle and that the rule shares the rationale with the presumption of innocence principle, we support both the reasons in favor of narrowing the ‘creative’ judicial power and the codification of a rule which explicitly would recognize the favor liber- tatis as a value of guiding principle for interpreting criminal laws susceptible to many constructions.


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