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Parte civile e patteggiamento: riconosciuto al danneggiato il contraddittorio sul concordato

Francesco Peroni

Archivio Penale
© dell'autore 2024
Ricevuto: 27 May 2024 | Accettato: 07 June 2024 | Pubblicato: 13 June 2024


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Riassunto

La questione affrontata dalle Sezioni Unite della Corte di cassazione verte sulla controversa legittimazione del danneggiato dal reato a costituirsi parte civile in udienza preliminare, laddove le parti abbiano in precedenza già raggiunto un accordo sulla pena, del quale egli sia stato formalmente reso edotto. Secondo la Suprema Corte, la previa conoscenza dell’accordo non preclude al danneggiato di costituirsi in udienza: l’opposta soluzione equivarrebbe infatti ad ammettere un’ipotesi di decadenza non prevista dalla legge e negherebbe inoltre all’interessato ogni opportunità di contraddittorio sulla definizione del rito in forma patteggiata. Nel condividere l’orientamento della Corte, il commento si diffonde sul più ampio tema della posizione della vittima nella dinamica del concordato sulla pena: questione tuttora irrisolta, a dispetto delle numerose modifiche alla disciplina codicistica che la riguarda, seguite al recepimento di molteplici fonti sovranazionali. Al riguardo, vengono prese in esame diverse soluzioni offerte dalla modellistica in materia, individuando, nel contributo dialettico della vittima, sprovvista però di ogni potere di veto, quella più idonea ad assicurare, a un tempo, un’adeguata partecipazione della stessa alla genesi del rito negoziato e la doverosa autonomia dei contraenti nel perfezionamento dell’accordo.


Civil party and plea bargaining: the injured party recognized as having a right to contradict the agreement


The question addressed by the Joint Chambers of the Court of Cassation concerns the controversial legitimation of the person harmed by the crime to be a civil party in the preliminary hearing, where the parties have previously already reached an agreement on punishment upon request, of which he has been formally put aware. According to the Supreme Court, prior knowledge of the agreement does not preclude the injured party from appearing at the hearing: an opposite solution would in fact be equivalent to admitting a hypothesis of expiry not provided for by law and would also deny the interested party any opportunity to dispute the definition of the ritual in a negotiated form. In sharing the orientation of the Court, the comment spreads on the broader theme of the position of the victim in the dynamics of the agreement on punishment: a question which is still unresolved, despite the numerous changes to the legislation that concern it, following the implementation of multiple supranational sources. In this regard, various solutions offered by modeling on the subject are examined, identifying, in the dialectical contribution of the victim without any veto power, the most suitable one to ensure, at the same time, adequate participation of the victim in the genesis of the ritual negotiation and the necessary autonomy of the contracting parties in finalizing the agreement.

 


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