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Reato, infermità di mente, pericolosità sociale: una triade oscura

Marta Bertolino

Archivio Penale
© dell'autore 2024
Ricevuto: 13 May 2024 | Accettato: 28 May 2024 | Pubblicato: 28 May 2024


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Riassunto

Legislatore, giurisprudenza di merito e di legittimità, Corte costituzionale sono stati in questi ultimi anni gli artefici dei progressi che si sono realizzati nel percorso di adeguamento di una disciplina fortemente ancorata a ideologie, a concezioni della malattia mentale ormai ampiamente superate. Grazie all’instaurarsi di un proficuo confronto fra teoria e prassi, la questione delle prognosi di pericolosità sociale di colui che è stato riconosciuto totalmente o parzialmente inimputabile per infermità di mente ha aperto un dibattito tuttora in corso. Il tema delle prognosi di pericolosità sociale dell’infermo di mente, come quello comunque di tutte le prognosi di pericolosità, continua infatti a presentarsi come una questione complessa e controversa, dato il basso coefficiente di affidabilità che caratterizza il giudizio prognostico. Reato, infermità mentale e pericolosità sociale costituiscono dunque una triade oscura che pone all’interprete una serie di interrogativi, sintetizzabili nei seguenti termini: rappresenta il reato presupposto un elemento sul quale fare affidamento per un giudizio di probabile recidiva, che non si fondi su incontrollate e incontrollabili intuizioni (funzione garantista del reato commesso)? è il concetto di infermità mentale sufficientemente affidabile da consentire giudizi scientificamente fondati di non imputabilità o di semi-imputabilità e, conseguentemente, tale concetto che ruolo può svolgere ai fini delle prognosi di pericolosità? Sono le prognosi di pericolosità «una vera e propria profezia», già segna- te in partenza dalla paura che suscita il reato commesso e che si teme possa essere di nuovo commesso?

Legislators, courts of merit and of legitimacy together with Constitutional Court have in recent years been the architects of the progress that has been made in the adjustment of a discipline strongly anchored to ideologies, to conceptions of mental illness now largely outdated. Thanks to the establishment of a fruitful confrontation between theory and practice, the issue of prognoses of social dangerousness of one who has been recognized as totally or partially unaccountable due to insanity has opened a debate that is still ongoing. In fact, the issue of prognoses of social dangerousness of the insane, like that of all prognoses of dangerousness, continues to present itself as a complex and controversial issue, given the low reliability coefficient that characterizes the prognostic judgment. Offense, insanity and social dangerousness thus constitute an obscure triad that poses a series of questions to the interpreter, which can be summarized in the following terms: does the previous crime represent an element on which to rely for a judgment of probable recidivism, which is not based on uncontrolled and uncontrollable intuitions (the guarantee function of the committed crime)? Is the concept of insanity sufficiently reliable to permit scientifically grounded judgments of totally or partially unaccountability due to insanity, and, consequently, what role can that concept play for the purposes of prognoses of dangerousness? Are the prognoses of dangerousness ‘a true prophecy’, already marked at the outset by the fear that the crime committed and feared might be committed again?


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