Riflessioni attorno allo “statuto ermeneutico” della malversazione in erogazioni pubbliche, tra ambiguità del dato semantico e centralità del formante giurisprudenziale
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Ricevuto: 22 July 2024
| Accettato: 17 October 2024
| Pubblicato: 18 October 2024
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Riassunto
L’emersione di nuove forme di frodi pubbliche, innescate dall’imponente apparato di sostegni economici disposto a favore dell’imprese in epoca pandemica e post-pandemica, ha non solo posto il delitto di malversazione in erogazioni pubbliche al centro dell’attenzione giurisprudenziale, ma ha altresì consentito che tale reato – complice anche l’ambiguità del testo normativo – divenisse il punto di convergenza di tendenze ermeneutiche contrapposte. Nel presente lavoro si intende muovere dallo studio di due tematiche “classiche” – quella della delimitazione dell’oggetto materiale della condotta malversativa, e quella dell’individuazione del momento consumativo del reato – per evidenziare l’opposto approccio che pare animare l’attività interpretativa giurisprudenziale, conducendola ora ad allargare, in una prospettiva di effettività di tutela, i confini applicativi della fattispecie incriminatrice; ora ad assumere un contegno più prudente nei confronti della littera legis, limitando le prospettive espansive della penalità.
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