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La Sezione quinta della Suprema Corte avvalla l’orientamento secondo cui il concetto di “appartenenza” all’associazione mafiosa va distinto da quello di “partecipazione”, necessario ai fini dell’integrazione del corrispondente reato, giacché quest’ultima richiede una presenza attiva nell’ambito del sodalizio criminoso, mentre la prima è comprensiva di ogni comportamento che sia funzionale agli interessi dei poteri criminali e custodisca una sorta di terreno favorevole permeato di cultura mafiosa. Inoltre, afferma che le dichiarazione etero accusatorie prive di riscontri esterni assumono valore indiziante nel procedimento di prevenzione, ma qualora da risultanze processuali siano evidenziati riscontri negativi all’attendibilità del dichiarante, il giudice ha il dovere di confutare con altrettanta specificità i rilievi difensivi, pena, per l’appunto, il carattere meramente apparente della motivazione resa in merito all’affermato valore indiziante delle suddette dichiarazioni.