La Corte di Giustizia UE, Sezione II, con la recentissima sentenza del 14 giugno 2017, Stichting Brein contro Ziggo BV, XS4ALL Internet BV, causa C 610/15, ha chiarito la portata della nozione di “comunicazione al pubblico”, di cui all’art. 3, paragrafo 1 Dir. 2001/29. Brevi loquendo, nell’ambito di uno scambio di metadati tra utenti (peer to peer) aventi ad oggetto opere tutelate dal diritto d’autore disponibili sui loro computer, invererebbe una “comunicazione al pubblico” l’agire del gestore di un sito internet che si fa parte attiva nel processo di condivisione, intervenendo – con cognizione di causa – tramite attività di indicizzazione, elencazione e la disposizione di un motore di ricerca per la localizzazione delle opere. Ne discende la necessità che l’attività sia licenziata dall’avente diritto e la legittimità di un eventuale provvedimento inibitorio pronunciato da uno Stato membro. Al di là dei sensazionalismi giornalistici – probabilmente ingiustificati – la pronuncia è comunque di un certo rilievo, perché sancisce la responsabilità diretta degli operatori dei siti di indicizzazione all’interno di una rete peer to peer – tra pari, ovverosia in assenza di un server centralizzato. La Corte, adagiandosi nel solco scavato dalla precedente giurisprudenza, finisce però con il crogiolarvisi. Non tutte le argomentazioni, difatti, appaiono, di primo acchito, persuasive. Sotto la lente della responsabilità penale, una simile pronuncia pone un tassello ulteriore nel mosaico della responsabilità del provider, segnando, in maniera forse definitiva, il destino della conclamata “neutralità” della rete e, in particolare, delle piattaforme di condivisione online, in favore di una loro autonoma responsabilità, in caso di diffusione non autorizzata di contenuti protetti da copyright. F.G.
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