Pubblicato il 19 luglio 2023
La Corte europea dei diritti dell’uomo ha ritenuto violati da parte della Francia gli artt. 3 (sostanziale) e 13 C.e.d.u. poiché i ricorrenti sono stati sottoposti a trattamenti degradanti durante il periodo di detenzione e non è stato loro concesso un rimedio effettivo.
La Corte europea dei diritti dell’uomo ha riscontrato la violazione dell’art. 3 C.e.d.u. per trattamento degradante dei detenuti. I ricorrenti sono stati reclusi presso il centro di custodia cautelare di Fresnes che è stato oggetto di molteplici denunce concernenti le precarie condizioni dei carcerati dovute al sovraffollamento, alla carenza di personale ed al cattivo stato dei luoghi. Lo Stato francese è stato già oggetto di condanna in ordine a tale situazione con la pronuncia JMB e a. c. Francia (nn. 9671/15 e altri 31, §§ da 104 a 109, 30 gennaio 2020).
Nel caso specifico, i ricorrenti sono stati sottoposti a perquisizione ogni volta che rientravano nella cella di assegnazione a seguito delle visite dei familiari. Durante la perquisizione essi venivano sistematicamente obbligati dalle guardie carcerarie a spogliarsi di fronte agli altri detenuti.
La Corte di Strasburgo ha ritenuto non conformi ai principi di cui all’art. 3 C.e.d.u. tali trattamenti e non giustificate da motivi specifici le perquisizioni effettuate con le modalità denunciate e con tale frequenza. Inoltre, vi è stato un vulnus all’art. 13 C.e.d.u. in quanto non è stato concesso il ricorso ad un rimedio effettivo. Sul punto il giudice sovranazionale ha rinviato per relationem alle motivazioni contenute nel caso JMB e a. c. Francia (cit., §§ da 212 a 221).
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