La grande editoria giuridica tradizionale è passata di mano, con la massiccia presenza di imprenditori stranieri; resistono soltanto poche case editrici.
La crisi investe anche le nostre riviste, che registrano generalmente da qualche anno la diminuzione progressiva, quasi inarrestabile, degli abbonati. Alcune hanno cambiato editore, altre hanno abbandonato il formato cartaceo
Gli operatori del settore, magari confrontando alcuni dati degli ultimi anni, dovrebbero chiedersi i motivi della diminuzione dei lettori e degli acquirenti.
È una domanda che da tempo alcuni di noi si fanno con frequenza ed alla quale, secondo me, è possibile dare una risposta per individuare le cause di ciò che è accaduto, mentre è difficile trovare rimedi per invertire la tendenza, a meno di scelte coraggiose.
Con riferimento all’epoca intercorrente tra la prima delega e l’entrata in vigore del Codice Vassalli, quel mitico ventennio in cui si raggiunse il massimo interesse per la giustizia penale e pensando ai protagonisti di allora, balza con evidenza all'occhio che parecchi non ci sono più. Tanti ci hanno lasciato definitivamente. Compresi alcuni degli autori di quel codice e dei grandi maestri (vedi lo stesso Giuliano Vassalli, ma il cuore mi porta a Giovanni Conso e Giandomenico Pisapia, per citare i più noti e a me più vicini), altri, causa acciacchi vari e l'età che avanza, sono stati costretti ad abbandonare l’aggiornamento maniacale che caratterizzava lo studioso tradizionale in epoca pre-internet, con correlativa caduta della bulimia nell’acquisto di ogni e qualsiasi pubblicazione in tema. D'altra parte, in un microcosmo che ha superato i 40 anni di vita, è naturale che chi a metà degli anni settanta aveva un'età intorno alla quarantina, abbia raggiunto oggi un'età in cui diventa difficile mantenere alto il livello di attenzione sulla produzione scientifica attuale.
Peraltro anche a chi si è accostato pieno di entusiasmo ai nostri temi intorno agli anni novanta, comincia a risentire del passare del tempo, distratto magari da altri interessi.
Senza trascurare che spesso e volentieri le pubblicazioni si caratterizzano per essere più ad uso concorso che saggi scientifici originali e di spicco, e gli stessi editori perseguono lo scopo del profitto sacrificando la funzione del fare cultura.
A ciò dobbiamo aggiungere la crisi che ha investito tutti i settori, compresa la professione forense. La crisi economica che ha poi colpito a livello mondiale l'occidente e falcidiato i consumi privati, soprattutto in Italia, ha fatto sì che molti si siano allontanati da acquisizioni poco stimolanti e scarsamente utili per il lettore di un certo livello.
L'avvento del web gratuito (o a basso costo), col suo seguito di contributi talvolta scriteriati e spesso di modestissima caratura scientifica, invece di accendere nuovi interessi, ha ulteriormente ridotto le file dei veri utenti interessati. A causa dello scadimento della letteratura degli ultimi tempi molti si sono allontanati dalle nostre riviste e non acquistano più i nostri volumi e i nostri codici come prima.
Credo che il modo di far fronte a questa situazione sarebbe quello di tornare a suscitare interesse in una fascia di età sopra i 40 anni, quella dei magistrati e dei liberi professionisti come era avvenuto in passato. Ed è qui che l'editoria tradizionale non è riuscita a dare risposte positive per invertire la tendenza, ed è stata costretta a vendere agli stranieri.
Molto potrebbero le Associazioni tra gli Studiosi.
Nel suo piccolo, la famiglia dell’Archivio Penale – che dal nuovo corso della rivista inaugurato nel 2011 persegue il rilancio della qualità – incrementa progressivamente il numero dei lettori e degli abbonati. Questo aspetto, oltre a costituire motivo di intima soddisfazione, rappresenta un dato significativo: occorre recuperare concretezza, coniugando la sistematica con l’utilità per il lettore.
In siffatta ben individuata prospettiva l’intero Comitato scientifico e quello di redazione della rivista, insieme ad amici studiosi di varia estrazione culturale, senza barriere di «Scuola», si stanno impegnando per la realizzazione di uno «Speciale Riforme» che potrà risultare utile tanto nella didattica delle aule universitarie quanto nella pratica quotidiana delle aule giudiziarie. Con approfondimenti penalistici e processuali, con una serie di serrati confronti assolutamente originali, meditati e calibrati, con una documentazione attenta e completa, con prospettazioni non soltanto esplicative bensì problematiche e con responsabili e ragionati giudizi di valore e di utilità circa i nuovi istituti, senza timori reverenziali e senza infingimenti.
Il Direttore
Alfredo Gaito